#PUCFestival
Domenica 17 settembre h 21
c/o Il Giardino Nascosto, Cascina Martesana
Teatro / canzone
ATIR Teatro Ringhiera
presenta
Roba minima, s’intend
Spettacolo dedicato a Enzo Jannacci
Best Of – Cascina Martesana Rassegna Teatrale
Ingresso libero
Roba minima, s’intend!
concerto malincoMico
di e con Stefano Orlandi
(chitarra Massimo Betti / contrabbasso Stefano Fascioli / fisarmonica Giulia Bertasi)
canzoni di Enzo Jannacci
contaminazioni letterarie di Beppe Viola, Franco Loi, Giovanni Testori, Walter Valdi
scene Maria Spazzi / costumi Federica Ponissi / luci Alessandro Verazzi
produzione ATIR
Lo spettacolo-concerto è un percorso di musica, parole, immagini, intorno alla figura del cantautore milanese e della Milano che egli ha raccontato nelle canzoni fin dagli anni ’60. La Milano dei quartieri con i suoi mille personaggi stravaganti e surreali: i “pali” dell’Ortica, quello che andava a Rogoredo a “cercare i sò danée”, le balere di periferia dove c’è sempre chi “per un basin” avrebbe dato la vita intera. I sogni e le miserie di chi sta ai margini di una società che corre troppo veloce, incurante degli ultimi. Il boom economico con le sue contraddizioni, con “Vincenzina” che vuol bene alla fabbrica, quello che “prendeva il treno per non essere da meno” e chi davanti a un documento di residenza “gli viene in mente tutta l’infanzia”. C’è chi insegue una storia d’amore: “roba minima, s’intend, roba de barbun”, e poi c’è chi nonostante tutto ride, e ride di gusto perché “sempre allegri bisogna stare che il nostro piangere fa male al re, al ricco e al cardinale”. Jannacci è stato sempre dalla parte degli ultimi, dei balordi, li ha cantati con il cuore in gola, nei suoi versi c’è la speranza che non si arrende. Jannacci racconta l’avventura umana attraverso piccole storie di personaggi affamati di fantasia, ma con i piedi ben piantati nel delirio quotidiano della realtà, nelle sue canzoni c’è il mondo visto con gli occhi di un clown; un clown moderno, “allampanato, fulmineo e folle” dove il riso e il sorriso si mescolano con la malinconia dei ricordi, con la tristezza e anche la rabbia per un mondo che non è certo il migliore dei mondi possibili, ma l’abbiamo fatto noi, e in questo mondo ora ci tocca vivere. Proprio come un clown, Jannacci ha la capacità di stupire, di creare atmosfere poetiche, di inventare incantesimi, di far ridere e piangere allo stesso tempo. Canzoni comiche e malinconiche, ovvero malin-comiche. Le canzoni sono introdotte, seguite, contaminate dalle parole di alcuni autori milanesi che, per assonanze logiche e illogiche, danno vita a una carrellata di personaggi eccentrici, surreali, timidi o inquieti, ma sempre densi di quella umanità semplice e schietta di cui erano ricche le periferie popolari e le case di ringhiera della Milano negli anni 50-60. Si va da Beppe Viola, giornalista sportivo e ironico scrittore, grande amico di Jannacci, con il quale ha composto oltre a diverse canzoni anche la sceneggiatura del film di Monicelli “Romanzo popolare”, passando per Walter Valdi uno dei capostipite del cabaret milanese autore tra l’altro di alcune canzoni portate al successo da Jannacci (Faceva il palo, La ballata del Pittore), si incontra la periferia milanese raccontata da Giovanni Testori nel ciclo di opere detto “I segreti di Milano” per giungere alla poesia di Franco Loi, un genovese approdato da bambino a Milano di cui oggi ne è forse il più autorevole poeta dialettale.