Le fotografie di Giorgio Palmera, da sempre impegnato nella fotografia sociale e fondatore di Fotografi Senza Frontiere, mostrano gli sguardi, il dramma di queste popolazioni indigene scacciate dai loro villaggi, vittime di infinite violenze e lotte intestine.
Desplazados, la crisi dimenticata
di Gino Bianchi
Girando per le strade di Bogotà, affollate e chiassose, lungo le larghe avenidas che scorrono tra grattacieli di cristallo e parchi rigogliosi, centri commerciali e negozi di cianfrusaglie, si vedono tra i cartelloni pubblicitari che reclamizzano jeans, birre o costumi da bagno indossati da bellissime ragazze bionde, le foto di uomini dai volti duri con abiti da contadino, indigeni in abiti tradizionali con gli occhi spenti, bambini dall’espressione terrorizzata. La scritta nel sottopancia recita qualcosa come “sono un desplazado, sono un tuo compaesano”. Con oltre 6 milioni di profughi la Colombia è il primo paese al mondo per profughi interni, cioè che si spostano all’interno dei confini nazionali perché evacuati o in fuga dalle zone di conflitto. La terra è al centro di tutto: terra da coltivare per i contadini, terra per il bestiame per i grandi latifondisti, terra da controllare per i guerriglieri e i narcotrafficanti. All’origine del conflitto c’è la terra. Massacri, omicidi, minacce paura: queste sono le cause del desplazamiento. I profughi non abbandonano le loro terre e le case al primo passaggio di truppe, la speranza è sempre che gli uomini armati se ne vadano presto. I villaggi non subiscono bombardamenti, non vengono rasi al suolo lasciando gli abitanti in mezzo alla strada: è un processo lento, frutto di una pressione psicologica che ad un certo punto diventa intollerabile, la paura ingestibile. Oggi la Colombia è disseminata di piccoli gruppi armati che hanno un solo interesse: il controllo del territorio per allargare la loro area d’influenza nelle zone strategiche per il trasporto di armi, lo spostamento di truppe e naturalmente il traffico di coca.
Biografia
Giorgio Palmera
Giorgio Palmera è nato a Roma nel 1968. Si occupa principalmente di fotografia sociale. Ha realizzato reportage in Africa, Medio Oriente e America Latina. Tra il 1996 e il 1998 ha vissuto in Nicaragua, dove è nata l’idea di realizzare laboratori fotografici rivolti a ragazzi di strada. Da questa esperienza nasce nel 2002 Fotografi Senza Frontiere di cui è fondatore e presidente. Seguono laboratori fotografici in Algeria, con il popolo Saharawi, Palestina, Uganda, Argentina, Brasile e la comunità indigena dei Kuna di Panama. Suoi servizi sono apparsi su Al Jazeera, Courrier International, Der Spiegel, Die Zeit, Newsweek, Le Monde, Internazionale. Ha pubblicato un libro fotografico sulla costruzione del muro in Palestina, Al Jidar, Trolley Ltd., Londra, 2006; un libro sulla prostituzione in Uganda, Body and Soul, Postcart, Roma, 2009. Ha vinto il Lucca Book Contest 2011 con un libro sulla ricostruzione della memoria in Argentina, MEMORIA, Postcart, Roma, 2011. Recentemente ha realizzato un documentario per RAI CINEMA: “Transamazonica – L’Ultima Frontiera”, con Meeri Koutaniemi e Gino Bianchi. Dal 2013 è membro e fondatore dell’agenzia fotogiornalistica ECHO.
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